13 Feb La dipendenza affettiva
“L’esperienza delle origini alimenta e promuove la conoscenza umana, attraverso quella nostalgia dell’unità madre-figlio che ci spinge per tutta la vita a ricercare “qualche cosa che sappia dare sicurezza salvezza e speranza.”
Ferruccio Marcoli
Tutti noi siamo esseri sociali, nasciamo affamati oltre che di latte, anche di relazione, contatto e protezione.
E anche dopo, crescendo, le cose non cambiano; la totale indipendenza è impossibile tanto meno auspicabile in quanto siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri e continuamente alla ricerca di affetto, di approvazione e di conferme che nutrano e ci aiutino a formare e mantenere un sano livello di autostima.
L’amore, è un bisogno primario universale che ci porta fuori dalla nostra dimensione individuale per incontrare ‘l’altro’ con cui creare una relazione ma, a volte, qualcosa non va come dovrebbe e non sempre è facile accorgersene.
Cogliere la differenza tra amore e dipendenza affettiva non è cosa facile.
Qualche volta, senza accorgersi l’equilibrio tra il dare e il ricevere in un rapporto si altera come pure i confini tra ciò che siamo noi come individui e ciò che siamo noi insieme.
Allora, in una relazione squilibrata e dipendente stare con l’altro non è più una libera scelta ma una necessità, una questione vitale dato che senza l’altro non si ha più la percezione di esistere e di valere.
Quando all’interno di una qualsiasi relazione anche non necessariamente d’amore, permettiamo che i nostri bisogni e i nostri profondi desideri individuali vengano negati e annullati, stiamo rinunciando a noi stessi perdiamo l’autonomia, la libertà e piano piano l’autostima. La relazione senza quasi accorgerci, si trasforma da con-divisione arricchente in una scomoda o qualche volta anche comoda all’apparenza trappola, chiamata ‘dipendenza affettiva’.
Da dove viene tutto questo?
La dipendenza affettiva ha origini lontane, affonda le sue radici nel concetto che abbiamo di noi stessi e che inizia a crearsi già dai primi mesi di vita, a partire dalle prime relazioni, dallo sguardo ricevuto dalle figure di accudimento importanti, prima su tutte dalla mamma. Da come siamo stati amati, protetti e considerati e e dal modo in cui ci siamo percepiti in rapporto con gli altri.
Un bambino che rappresenta se stesso come degno di amore e di importanza e gli altri come rispondenti ai suoi bisogni, da adulto si comporterà di conseguenza, sicuro di ricevere amore e supporto nelle relazioni. Al contrario, se ci sono state delle difficoltà lungo il cammino di crescita, il bambino può sentirsi come non degno di attenzioni e costruire un’immagine negativa di sé che successivamente tenderà a confermare nelle relazioni successive rimanendo intrappolato in un sistema che si autoalimenta e creando una serie di profezie che si auto avverano.
Tutto questa sta alla base dei problemi nelle relazioni, delle continue delusioni nelle storie d’amore, della incapacità di uscire da relazioni aride se non pericolose, all’origine della tendenza ad isolarsi o della difficoltà ad aprirsi e comunicare le proprie emozioni.